Tema della settimana: E luce fu!
- Laura Esposito
- 14 dic 2020
- Tempo di lettura: 2 min

Per questa settimana, in concomitanza con il novilunio di questa sera, correi ispirarmi al significato della giornata di ieri 13 dicembre, Santa Lucia.
Tradizionalmente il nome Lucia viene fatto derivare dal termine latino Lux, lucis, luce con il significato di "luminosa, splendente, colei che porta luce" Il tema di questa settimana sarà proprio la Luce, intesa sia come elemento esteriore, luce del sole e del fuoco, sia come qualità intrinseca dell'uomo e della sua capacità di vedere; Santa Lucia viene infatti rappresentata come protettrice della vista.
Secondo la tradizione yogica, questa visione interiore porterebbe al "Risveglio", uno stato di Coscienza che trascende l'Io individuale e materialistico per unirsi alla Coscienza Suprema.
In quest'ottica, Lucia viene vista come colei che porta luce e libera dal velo dell'illusione, dal velo di maya che ci impedisce di vedere e quindi essere e manifestare la nostra natura divina. Non a caso questa festività cade nel giorno che, prima della modifica di Papa Gregorio XIII, veniva considerato il giorno più corto dell'anno. Santa Lucia rappresenta la luce che illumina la più lunga notte, portando speranza e fiducia.
Grazie a questa luce, l'occhio è ora in grado di vedere nelle tenebre, di rivolgere lo sguardo in profondità sia fuori che dentro, entrando in contatto con la vera realtà. Platone definisce l’occhio il simbolo dell’anima e della visione interiore.
Approfittando della luna nuova che ci guiderà in questa notte, possiamo guardare in questa oscurità con la luce di Santa Lucia. Questo Novilunio nel segno più simbolicamente in contatto con la ricerca della nostra missione interiore come il Sagittario, ora ci apre la possibilità di ricompiere – anche se stanchi e delusi – un nuovo patto di fiducia con la vita. Avremo l’occasione di illuminare i nostri sogni, farli radicare, e in seguito portarli a maturazione.
Proprio in quest'ottica, vi propongo una meditazione che prende spunto da Patanjali, il padre dello Yoga. Nella sua pubblicazione, Yogasutra, Patanjali propone un tipo di meditazione definito dharana, ovvero la concentrazione della coscienza su un punto fisso focale, come la fiamma di una candela.
Partiamo da qui, dalla fiamma della candela e da uno spazio sicuro e comodo.
Prendetevi il tempo per respirare e lasciare che la giornata diventi un ricordo sullo sfondo, per fare spazio nel panorama mentale, emotivo e fisico. Lasciate che questo spazio venga avvolto dalla luce della candela e provate a entrare in contatto con essa.
Lasciandovi ispirare dalla tradizione tantrica, provate a usare tutti i sensi per sentire quella luce: osservatela, sentitene il calore, il profumo, il rumore e, perché no, immaginatene il gusto. Ecco, magari una candela profumata potrebbe farvi divertire.
Yoga è unione, non separazione da tutto. Per meditare non bisogna per forza isolarsi e rimanere fermi immobili, anzi... è mantenere uno stato di consapevolezza mentre "facciamo".
Illuminate le vostre giornate, portate luce nei meandri oscuri e osservate cosa si muove, come potete usare ciò che trovate?
Buon viaggio!
Con amore,
Laura
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