Negli articoli precedenti ho menzionato diverse volte la visione non duale della filosofia tantrica dello Shivaismo del Kashmir. Oggi vorrei iniziare a entrare in profondità, partendo proprio dalla definizione di nondualismo che giace alla base della pratica yoga.
Lo Shivaismo tantrico non-duale è un movimento spirituale originario dell'India settentrionale che raggiunse il suo apice tra il IX e il XXII secolo, segando una vera e propria rottura con la tradizione yogica duale. Tale movimento è caratterizzato principalmente dai seguenti aspetti:
- enfasi sull'esperienza diretta della realtà divina con aspetti trascendenti e immanenti, definiti rispettivamente Shiva e Shakti, laddove Shiva viene prevalentemente identificato come pura coscienza, l'ultimo stadio dell'essere; mentre Shakti come energia in movimento e creatrice dell'intero universo manifesto.
- appartenenza a una comunità, definita Kula
- pratiche spirituali di quattro aspetti: contemplazione degli insegnamenti, rituali meditativi, tecniche corporee e coltivazione dei sensi, al fine di accedere e assimilare l'energia divina in ogni cosa ottenendo così sia il successo materiale che la liberazione spirituale.
Il concetto alla base dello Shivaismo tantrico non-duale è che tutto ciò che esiste è divino, in quanto il divino stesso è presente in ogni cosa. L'obiettivo della pratica è quindi riuscire a percepire il Divino in ogni cosa. Come accennato sopra, quest'energia divina ha due caratteristiche:
- Shiva, ovvero l'aspetto maschile che trascende ogni limitazione e qualità, oltre ogni percezione dei sensi e della mente, in poche parole, la Luce della Consapevolezza dietro ogni manifestazione, l'immobile e pacifico terreno di tutto ciò che esiste.
- Shakti, ovvero l'aspetto femminile, la manifestazione concreta, l'energia in movimento che ha permesso la manifestazione dell'universo intero.
Per comprendere meglio, Shiva rappresenta il seme che contiene il potenziale di crescita, Shakti è la manifestazione concreta, la crescita dell'albero stesso.
Detto ciò, Shiva e Shakti sono uno, non sono separati, ma rappresentano due aspetti interdipendenti della realtà, ognuno dei quali è predominante in ogni momento dell'esistenza. L'equilibrio armonico tra i "due" è la vera liberazione spirituale.
L'altro aspetto fondamentale di questa tradizione che rompe gli schemi con il passato, è l'introduzione di tecniche yogiche innovative basate sul concetto che ogni cosa può diventare oggetto di pratiche spirituali. Per questo, il corpo fisico non viene più visto come luogo di peccati e impurità, come nella tradizione pre-tantrica, ma come un veicolo per realizzare la realtà divina. Questo cambio di prospettiva ha portato a enfatizzare le pratiche focalizzate sul corpo e le sue energie e a creare una mappatura dettagliata della struttura dell'universo all'interno del corpo, come microcosmo del tutto. Allo stesso modo, le esperienza sensoriali non vengono più viste come distrazioni dalla spiritualità, ma come opportunità per impegnarsi nell'adorazione divina. Una vera e propria innovazione in quanto la pratica spirituale passa dall'essere confinata alla rinuncia ascetica, a un approccio accessibile a ogni essere vivente. La filosofia tantrica non duale insegna infatti che ogni azione, dal lavarsi i denti o passeggiare nella natura, è un'opportunità per sperimentare la grazia che fluisce naturalmente dall'essere consapevolmente e pienamente presente.
Concretizzare questi insegnamenti significa entrare in contatto con lo spazio più profondo di noi stessi, con quell'energia radicante immutabile nel tempo, per potersi esprimere liberamente in modo creativo. Per farlo, ogni momento è buono. Non serve aspettare la situazione perfetta, anche perché, diciamocelo chiaramente, non esiste la situazione perfetta e a volte non serve neanche andarla a rincorrere, ma semplicemente stare in quello che c'è, trovando quell'equilibrio.
Un esercizio molto utile per bilanciare i due aspetti dell'energia divina è un esercizio di pranayama: Nadi Shodhana.
Piccola premessa: nel nostro corpo viaggiano circa 72.000 canali energetici che trasportano prana. Di questi tre sono definiti principali: Ida, Pingala e Sushumna.
Sushumna è il canale centrale che attraversa i chakra, dal coccige alla corona della testa. Ida e Pingala sono due nadi che, risalendo verso l'alto, si intrecciano proprio all'altezza dei chakra.
Ida nasce a destra del primo chakra e termina nella narice sinistra. Controlla il sistema nervoso parasimpatico e permette alla creatività e la libertà di idee di fluire. A livello fisico rafforza l'apparato digerente, aiuta nel processo di secrezione enzimatica e lo svuotamento della vescica.
Ida è l'energia femminile, legata alla luna e all'introspezione e alla sensibilità emotiva.
Pingala nasce a sinistra del coccige e termina nella narice destra. Controlla il sistema nervoso simpatico e i sistemi vitali. A livello fisico attiva il metabolismo, stimola l'adrenalina e aumenta il battito cardiaco.
Pingala è l'energia maschile, legata al sole e all'azione, al riconoscimento e all'Ego.
Prima di iniziare l'esercizio, siedi in posizione comoda e porta il palmo di una mano sotto al naso. Inspira ed espira. Prova a notare se ci sono differenze tra narice destra e narice sinistra, se senti un flusso più o meno forte dell'altro, identificando così la narice predominante in questo momento.
Poi porta il pollice della mano destra sulla narice destra, l'anulare e il mignolo sulla narice sinistra, mentre indice e medio premono sul terzo occhio, lo spazio tra le sopracciglia.
Un ciclo di nadhi shodana inizia e termina dalla narice sinistra: chiudi la narice destra, inspira dalla sinistra. Chiudi la narice sinistra, trattieni qualche istante ed espira dalla destra. Inspira dalla narice destra, chiudila, trattieni qualche istante ed espira da sinistra.
Procedi per il numero di cicli che senti necessario.
Nadi shodhana contribuisce a liberare eventuali blocchi energetici e soprattutto a bilanciare l'energia femminile di Shakti con l'energia maschile di Shiva.
Buon viaggio!
Con amore,
Laura
Comments