Navaratri: Saraswati
- Laura Esposito
- 26 ott 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Le ultime tre notti di Navaratri, viene venerata a Dea Saraswati, la dea del linguaggio, della sapienza e dell'arte.

La nascita di Saraswati, narrata nel Rig-Veda, risale alla creazione dell'universo stesso. La dea è infatti la consorte di Brahma, il creatore. In principio vi fu solo caos informe di materia ed energia indefinita. Dopo una meditata analisi della situazione, Brahma capì che l'unico modo per dissipare quel caos era la conoscenza. Dalla bocca del creatore stesso emerse con il potere della parola creatrice una donna bellissima su un cigno bianco come la neve, con un liuto in mano e un mala, la pelle bella, splendente come il chiaro della luna, pulsando di energia e vibrando con il mantra Om. Ella mostrò così a Brahma come trasformare i suoni in energie che poterono diventare spazio, soli ardenti e pianeti, la terra con i continenti e gli oceani e tutte le creature che dimorano le sfere del cosmo.
Una leggenda narra che un tempo c'era un famoso studioso Bramino che aveva un figlio di grande cuore ma davvero stupido. Nell'antico mondo Vedico, l'intelligenza e la capacità di memorizzare e recitare i testi era fondamentale per essere considerato un uomo degno e di valore. Per questa ragione il ragazzo venne messo ai lavori domestici.
Un giorno, mentre andava al fiume, il giovane uomo incontrò una bella donna spaventata in fuga. Egli la salvò, le diede dell'acqua del fiume e la portò a casa per un buon pasto. Lei lo ringraziò moltissimo e, prima di andarsene, gli toccò la punta della lingua. Da quel momento, il ragazzo sfoggiò capacità di eloquio, memoria e retorica ben al di là di quelle del padre e in pochissimo tempo divenne il più famoso oratore del distretto. Quella donna misteriosa era proprio Saraswati.
Saraswati rappresenta la forza creativa della parola, è l'incarnazione del flusso creativo del linguaggio, nella parola e nel suono, in senso universale e personale.
Il nome significa "colei che fluisce". Difatti, in una delle sue forme più antiche, Saraswati è la dea di un fiume sacro portante il suo nome. E' associata al flusso in ogni suo aspetto: l'acqua, elemento che nutre la vita; la luna, che governa il flusso delle maree; l'intelletto e l'ispirazione, che fluiscono dai livelli sottili della mente; l'arte e la musica.
Sraswati rappresenta la cultura e la conoscenza, ma anche il perdono e la guarigione.
Saraswati simboleggia l'aspetto femminile dell'arrendevolezza e della trasformazione, ispirarci a questa figura è un modo per contattare al nostro interno la fonte di saggezza e di conoscenza in grado di guidarci nelle situazioni di cambiamento
Pratica
Al giorno d'oggi, sembra che abbiamo perso il controllo del linguaggio e della parola, soprattutto con la diffusione dei social media e del "commento rapido". E' come se fossimo legittimati a scrivere la qualsiasi e a commentare, o meglio criticare, tutto ciò che abbiamo davanti ai nostri occhi.
Ecco che la pratica che vi propongo è l'esatto opposto. Proviamo a ritrovare il silenzio, quello spazio in cui possiamo davvero contattare la nostra voce. Facciamo che le parole che pronunciamo abbiano un vero significato e siano cariche di forza creatrice, e non distruttiva. Pratichiamo il discernimento, viveka, per creare la vita che vogliamo vivere, la realtà intorno a noi non è altro che la proiezione di ciò che pensiamo e ciò che pronunciamo.
Buon viaggio!
Con amore,
Laura
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